11 quasi-racconti brevi che sarebbero venuti meglio se…, Finzioni

6 – io e Giada

Siamo solo amici, io e Giada. Eppure lei me lo tira fuori dalle mutande e lo prende in mano. Per vedere quant’è grande – dice. Allora, io ripenso a quando Boris, sul materassino sgonfio nel salotto di casa a mare dei suoi, me lo prese in mano. Per vedere quant’è grande – disse pure lui. E penso che io non  me lo sono mai misurato, e fa strano quando te lo vogliono misurare gli altri.

Io e Giada ci vediamo il venerdì. A volte la domenica. Il sabato no. Lei esce con il suo ragazzo il sabato e a volte anche la domenica. Un ragazzo coreano che a scuola è un anno avanti a noi. In compenso, a scuola siamo seduti l’uno di fianco all’altra e lei passa il tempo a disegnare sul suo quadernone.

Disegna di tutto: elfi, gnomi e cactus, soprattutto, ma anche il Prof. Dionisi, che è grasso e Giada dice che viene bene, ché quelli grassi vengono bene in disegno, di certo meglio che nella realtà. Una volta ha disegnato anche me. Anzi due. La prima mi ha disegnato con una ghirlanda di fiori intorno al collo e una cicatrice che mi tagliava l’occhio sinistro. La seconda m’ha messo una chitarra in mano e degli occhiali da sole modello John Lennon. Quale preferisci? – mi chiese. E io dissi Lennon, naturalmente.

Fu quel pomeriggio che la vidi per la prima volta col coreano. Se ne andavano mano nella mano sul viale che costeggia la scuola. Io accesi una sigaretta e li osservai mentre se ne andavano verso la stazione.

Adesso te ne vai con quello? – le dissi il giorno dopo. E a te che te ne frega? – disse lei. A me? Niente – le risposi, e da quel giorno del coreano non le ho chiesto più niente.

Adesso siamo nel bagno della scuola e lei me lo tiene in mano e mi guarda con i suoi occhi grandi e verdi come i vetri delle finestre che ci sono giù in palestra.

Allora? – le faccio mentre sono con i calzoni calati davanti a lei. Lei me lo strizza, come se c’avesse in mano una palla antistress. Guarda – mi fa, e io abbasso la testa e osservo il mio pisello stretto tra le sue mani. Poi lei mi dà un bacio e io tengo le labbra chiuse come ho visto fare una volta in un film. Che c’è? – mi fa lei dopo aver staccato le sue labbra dalle mie. Il coreano? – le faccio. Lei fa una smorfia sciocca. Poi dice: Sta’ zitto scemo! E riprende a stringermelo tra le mani.

Standard

Lascia un commento